venerdì 20 marzo 2009

Si muore in un culo caldo





La luce della finestra illuminava in modo indecente quelle chiappe lisce. Invitanti, oscenamente dischiuse. Nitida penombra. Chi può portare in giro un culo del genere? Ricordi sfumati di un volto chiaro, capelli biondi. Ho la testa pesante. Puzzo di whiskey e sigarette. Le palle dolgono in modo quasi piacevole. Il cazzo smanioso, teso dalla finzione del nuovo giorno. Va tutto bene. Certe mattine ti senti un Dio. Lo adagio tra quelle chiappe mortifere. Dimora sconcia. Potrei rimanere lì per il resto dei miei giorni, penso. Crepare in modo felice. Ognuno dovrebbe poter decidere la sua fine. Si nasce da una fica e si muore in un culo caldo. Tutto fila. Calore ruvido e accogliente.
Poi la bacio sul collo. Movenze da gatta cieca, eccitata, sorpresa. Mi piace scopare la mattina. Anche la sera, però. Quelle spalle lisce sono solo la prosecuzione di un'agonia lenta e piacevole. Lo spingo lentamente nella fica. Se lo aggiusta. Si mette comoda, sa il fatto suo. Mi muovo sopra quel serpente lascivo, che si si contorce e ansima. E spingo, annaspo su un corpo elettrico. Perso in una fica carnivora, provo a domarla aggrappato alle sue spalle inarcate, col culo sollevato, per riceverlo fino in fondo. Dio abbi pietà di me! Sto godendo la domenica del signore. E continuo a chiavarla lentamente, con colpi decisi.
Il rumore sordo delle sue carni schiocca a ogni colpo, mi inebria. Spingo, accelero fino a non capire nulla.
“Uhhhhh...Non venire, ti prego!”.
Ci provo. Rallento, mi prodigo, giochi d'anca e colpi di reni. L'avverto contorcersi, serrarlo forte tra le labbra contratte. Mugolii soffusi che diventano gemiti sguaiati e liberi. Poi uno più intenso finale.
Lo sfilo. Discreto. Sto per sborrarle appena sopra al culo, come al solito. Non quella mattina. E' una domenica sentimentale. Ci rinuncio.
“Vieni qui, tesoro...”. Ha la luce porca di un vizio soddisfatto, negli occhi. Si abbassa, lo afferra ancora teso, le vene pulsano sangue impazzito, strette nella sua mano. Vuole ammansirlo, ringraziandolo a suo modo. Che senso ha? Mi sottraggo, mi coglie una specie di pudore risentito.
Un caffè, una Lucky Strike e qualche colpo di tosse orrendo. Nudo sulla sedia della cucina, provo a pensare. Inspiro aspiro. Poi la spengo nel posacenere stracolmo. Ancora tosse brutale. E penso che così non va, merda! Non ha senso. Non usa la pillola. Bene. A me il preservativo da un senso di distacco. Sborrare nella fica è una missione per ragazzi con la riga di lato. Le scopate a rate non mi eccitano. Allora occorre venirsi incontro a metà strada. Chiavate democristiane. Torno in stanza. Le poso il caffè sul comodino, e mi ributto tra le lenzuola. La guardo bere. Mi scruta perplessa e arruffata, con la tazzina tra le mani. Poi la posa.
“Sei arrabbiato? Che hai? Mica ti capisco, certe volte...”.
La sua chioma chiara e scomposta poi si abbassa, s'insinua tra le mie gambe. Afferra la cappella tra le labbra, già lucida e gonfia sotto quella lingua calda. Scoppia d'eccitazione. Adora leccarlo lentamente, dopo aver goduto. Non si stanca, assapora tutto. Ho le palle sudate. Le lecca, poi risale viziosa. Un pompino di lato e ad occhi chiusi, senza usare le mani. Solo labbra bagnate. Poi la lingua tesa, ora morbida, a disegnarne i bordi lucenti. Assapora lentamente, lo avviluppa. Succhia forte, lo ingoia fino a farsi solleticare la gola, poi riprende a lappare in modo sguaiato, mugola come cagna devota. 

Cristo che lingua forsennata! Impazzisco. Un brivido che parte dalla schiena, percorre le palle dure come il marmo, fino a risalire sull'asta avvolgendo la cappella che si contrae. Avverte anche lei il mio piacere in arrivo, tira un po' più in alto la maglietta, lo sfrega tra i seni nudi. Preme sui miei glutei, poi se lo lascia scivolare bagnato sulle labbra socchiuse. Un rantolo soffocato, e fiotti abbondanti.
La forza di un orgasmo in sospeso non è per tutte. Asseconda i primi sul viso, gli altri meno intensi sulle tette protese e chiare. Lecca, mi ingoia ancora caldo. Poi ripulisce il residuo, rimane qualche secondo bagnarsi le labbra. Giochi infantili e baci intrisi di sborra. Abbozza una smorfia ed un sorriso soddisfatto, poi si allunga sul comodino, mostrandomi nuovamente la schiena nuda. Sfila una sigaretta e se l'accende. La guardo. Mi piace quel neo ai bordi delle labbra struccate, arrossate. Si adagia ancora appiccicosa sul mio petto. Butta fuori qualche boccata distratta, e fissa un quadro alla parete.

6 commenti:

  1. quindi a scanso di equivoci. questo blog non è per me! rido.
    sai scrivere, te l'ho sempre detto.
    che dio ti abbia in gloria. hai un dono. sai raccontare di sesso. e non è così facile, non è per tutti.

    RispondiElimina
  2. Ciao. Mi sento nudo. Quando entro qui devo calarmi i boxer. E non è sempre facile. Ciao e grazie, eh.

    RispondiElimina
  3. u! forse è questo il segreto.
    bisogna mettersi a nudo per riuscirci.
    figurati

    RispondiElimina
  4. La realtà è che scrivere di sesso può risultare banale. E' sempre troppo riduttivo rispetto al farlo. Mi sa che ho la sveglia fuori posto. Mi hai scritto alle 3:13, va beh che vivo in Botswana occidentale. Ciao.

    RispondiElimina
  5. Se non è sempre facile calare i boxer, verrò qui ad assicurarmi che lo siano sempre.Semmai avessi difficoltà, ti darò una mano...perchè se il risultato è questo,val la pena tenderla...

    RispondiElimina
  6. Oh, ti ringrazio, sei gentile. Sono assai riservato. Una mano femminile è sempre ben accetta.

    RispondiElimina

Dedicato a chi non lo leggerà mai.