mercoledì 25 marzo 2009

Fica sudata



Si infilò un maglione sformato, le cadeva distratto sulle cosce. Cantava felice e stringeva la moca. Mi rigirai ancora un po' nelle lenzuola. Le tende aperte dell'alcova, mostravano il piccolo ambiente umido della cucina. E continuava a cantare. Dovevo aver fatto un buon lavoro quella notte. La osservai vagare dubbiosa. Pochi metri quadrati, pareti ruvide di calce. Ambiente arabeggiante e spartano. Brace ancora viva nel camino. In quella casa di campagna, un solo inconveniente: Non sono arrivati i fili dell'elettricità, e l'acqua scorre gelida nelle tubature.
”Lavarsi sarà un problema”. Sembrava pensare.
Armeggiò nella finestra ricavata nella parete. Prese due grosse padelle in rame. Le riempì d'acqua e le mise sul fornello della cucina da campeggio, con l'espressione fiduciosa. Poi riempii il grosso tinello d'inizio secolo, mescolando l'acqua fumante a quella corrente. Osservavo ammirato tanta sensualità naturale. Sfilò il maglione calandosi nella vasca improvvisata. Una piccola smorfia, e poi un sorriso divertito. Bevvi il caffè, accesi la prima sigaretta. E continuai a guardare quell'affresco ottocentesco.
Come poteva una donna simile farselo bastare? Quanto tempo sarebbe passato prima che scappasse col primo imprenditore ingessato? Era matta, evidentemente.
“E' divertentissimo, dai vieni...”.
“Non ci entriamo. Ti guardo.”.
Le sue mani passavano sensuali sulle carni turgide, e versava il bagnoschiuma. Unica concessione alla modernità. Non c'era una saponetta. sarebbe stata perfetta. M'invitò ad avvicinarmi.
“Un tiro, un tiro!”.
Le porsi la sigaretta. Diede due boccate profonde.
“Mi aiuti?”.
Non me lo lasciai ripetere. Affondai la mano nell'acqua tiepida e la feci scorrere sulla pelle levigata dall'acqua. Una schiuma leggera le ricopriva il corpo fino ai capezzoli appuntiti. E passavo ingordo su quel seno piccolo e sodo. Il tepore sconcio mi condusse tra le gambe dischiuse. Le dita affondarono curiose in quella fica liscia e dischiusa. Le assecondava lasciva. Si apriva indecente. Poi ancora più giù a sondare il bucetto vizioso. Stretto e teso. L'altra mano le accarezzava i capelli, e passava sul collo. Le baciai la bocca rosea, le lingue presero a guizzare, assecondando i movimenti lenti delle dita, ed il rumore dell'acqua smossa. Un'eccitazione resa profonda dall'inconsueto. Basta poco. Avevamo scopato tutta la notte in modo selvaggio, in una stamberga di campagna. Lavarle la fica mi eccitava. Poi, improvvisa, premette forte la mano sulla mia, e se ne venne succhiandomi la lingua.
Uscì sgocciolante, si asciugò con cura. Pettinò i capelli davanti al piccolo specchio.
“Voglio fare un giro qui intorno più tardi...dai, mi ci porti?”.
“Ok, ma non c'è molto da vedere...”.
Indossava una gonna nera ridottissima, con le tasche sulle chiappe. Degli stivali aggressivi ed un giubbino vezzoso col pellicciotto. Era pronta per un locale alla moda, ma calcava quelle stradine sconnesse col passo deciso.
Polvere appena appesantita da uno strato di pioggia, ed odore di terra bagnata. Ai lati, muretti di pietre secolari, erbacce, rovi spinosi e fiori selvatici, spuntati per caso.
“Vedi? Su quell'albero mi aggrappavo come una scimmia da bambino. Ora è secco, morto! Basta una spinta per farlo cadere.”.
Guardava tutto e camminava. Cristo se camminava. Io ero stanco, mi dolevano le reni e sudavo freddo. Avevo bisogno di bere, di dormire.
“Che c'è, sei già stanco? Per forza, hai esagerato col vino ieri...come al solito.”.
“Oh certo, il vino.”.
L'idea che mi avesse sfiancato per tutta la notte, prosciugando ogni mia sostanza vitale, non la sfiorava nemmeno. Un uomo comincia a capire qualcosa, quando riesce a distinguere la natura ninfomane di una donna, dal suo amore folle. Io avevo scelto di non chiedermelo più.
E lei continuava a camminare nei suoi stivali. Ogni tanto rimanevo indietro, le guardavo le gambe. Lunghe, snelle, sinuose. “Cosa” cazzo mi ero scopato quella notte? Uh, che schianto di donna!
Il casolare era oramai un puntino indecifrabile. Nessun abominevole essere umano deambulante nel raggio di chilometri. Al nostro fianco un'enorme distesa di grano verde. Di fronte, il primo accenno di un bosco spaventoso, illuminato a giorno. Da piccoli, gli adulti ci narravano storie spaventose. Strani animali, cani randagi impazziti e diventati lupi, orsi, volpi, incroci mostruosi, persino squali e anaconde, dicevano si nascondessero in quegli anfratti scuri ed inaccessibili. Ogni tanto si sentivano notizie di gente scomparsa. “L'avrà divorato un lupo nel bosco.”. Dicevano con l'espressione convinta. La gente di paese è stupida almeno quanto quella di città. Solo più fantasiosa.
“Che bello! Dai andiamo! E' roman-ti-cis-si-mo!”.
Due indizi fanno una prova. Una donna svitata. Ma non sapevo ancora se era ninfomane o troppo innamorata.
“Ma tesoro, è pericoloso. Poi è tardi...”.
“Ecco! Lo vedi? Smonti ogni mio romanticismo!”.
“Oh ma possiamo sempre vederlo da lontano, senza rischiare di morire.”.
La prendo per mano, m'inerpico sul muretto di pietre appuntite. Aiuto anche lei a scavalcare. Esausto, mi stendo sul prato verde, ancora umido. La voglia di un bicchiere pieno.
Lei si china, poi si rialza. Sfila lo slip nero. Una gamba, poi l'altra. Mi viene di fronte e si adagia sul mio viso. Assaporo una fica sudata e carnosa, circondati da un nulla denso di pace. Mugola, strepita, pianta forte le ginocchia sul prato. Si contorce sinuosa, scuote lentamente i fianchi, muove il culo sul mio viso bagnato, si apre lasciandosi scopare da una lingua porca. Ohhh...m'inonda il viso d'eccitazione calda, ansima e gode. Poi scivola giù. Il desiderio di una birra ghiacciata, dopo una fica sudata.

13 commenti:

  1. oggi ho preso una decisione importante. a te ti frequento solo di pomeriggio, (a te ti è rivolto nello specifico al blog qui presente). di mattina è impegnativo assai. buondì :)

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  2. Oh certo. Dopo le 14 sono più telegenico. Comprendo benissimo (faccio finta).

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  3. mai venuta mentre avevo la fica a mollo.Però mi piaci assai.Tutto sto fremere d'ormoni.

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  4. uno che scrive come te dovrebbe essere dichiarato patrimonio dell'umanità.

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  5. Gerico killer. Nemmeno con la fica a pelo d'acqua? prova, mi saprai dire.

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  6. Anonimo. Grazie davvero. Il problema è che l'umanità mi sta sul cazzo.

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  7. Vabbè. Linkomi in attesa di vis(i)te.

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  8. Noto con piacere che continui ad essere con i boxer calati...

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  9. Anassela. Proprio calati no. A metà pene eretto, diciamo.

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  10. Scrittiapocrifi. Farol-lo pur'io. Quando capisco che significa.

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  11. Caro, giuro, nulla di più m'annoia che stare a mollo con la fica.

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  12. Ci credo, tranquilla. Devo ammettere una cosa. Coi titoli non ci so fare. "Fica a mollo" era perfetto invece. Vuoi diventare la mia addetta ai titoli (ed ai preliminari ludici?). Stipendio base.

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Dedicato a chi non lo leggerà mai.