martedì 16 giugno 2009

L'albero delle fiche (crucchi e bacucchi abbienti)





Che poi Luigi, mosso a compassione per il mio stato di semi-indigenza, mi ha trovato degli acquirenti. Grazie a potentissime e altolocate conoscenze, ha scovato una coppia di attempati tedeschi, assai munifici. E' passato di buon mattino, tutto raggiante e ben pettinato. Io mi ero già fatto tre beck's gelate e fumavo nostalgico alla finestra. In mutande. Il cucciolo di gatto-topo mi guardava con gli occhi compassionevoli, poi ha cominciato a giocare con un tappo di birra. Lo puntava come il torero fa col toro.
In macchina ero silenzioso e meditabondo. Lui mi guardava, silente. Alla fine non s'è tenuto:
“Che c'è, ti stanno venendo dei dubbi?”.
“No, è che non sono più sicuro.”.
“E' una cosa normale, succede. Ma è solo un fondo rustico. E quelli pagano dieci volte più di un italiano. E' un'occasione unica!”.
“Lo so, ma ho tanti ricordi in quel posto.”.
“Mica lo sapevo fossi un romantico del cazzo...”.
Un povero sentimentale smidollato. Mi affeziono alle cose, mi stacco difficilmente dai ricordi. Talmente stupido e alla canna del gas, da essere costretto a vendere. I cinici hanno successo e grana e non sono costretti a vendere, se non il culo. Non hanno il tempo di essere romantici. Il fottuto gatto che si morde la coda.
Luigi smoccolava ad ogni buca delle stradine sterrate e sconnesse. La sua docile fuoriserie annasapava impaurita. E lui trepidava, delicato con le sospensioni, come una con una verginella smarrita che ti spergiura di fare con dolcezza. Ma siamo arrivati. 

Attendevano già con puntualità teutonica. Due tedeschi da cartolina. Più vicini ai novanta che agli ottanta. Pelle bianchiccia e lievamente arrossata. Lui portava dei baffi di un giallo paglierino, zigomi lombrosiani, mascella dura e volitiva, occhi celestini e a fessura. Sul cranio lucido, le macchioline della vecchiaia riflettevano i raggi del sole, appena nascosti da una chiara peluria. Ovviamente indossava calzoni corti da esploratore. Lei, un'adorabile bacucca in sovrappeso con la panza da birra e lo stomaco da consumatrice abituale di wurstel, coperta da una pacchiana vestale a fiorellini minuscoli su sfondo nero. Capelli di un bianco agghiacciante sotto una paglietta di vimini da turista modello. Due ceppi spaventosi. Tremendi! Sembravano usciti da un film in bianco e nero sull'orrore nazista. Degli adorabili vecchietti serial killer. Mi guardavano sorridenti, come a voler risultare simpatici.
Poi hanno cominciato a ciarlare fitto-fitto con Luigi. Io attendevo la traduzione e non dicevo nulla. Ogni tanto li insultavo a mezza voce. “Brutti nazistoni di merda! Non avrete mai il mio casolare!” “A Norimberga vi devono portare, A Norimberga!”. Non capivano, mi guardavano e sorridevano all'unisono. Dicevano che era bello. Alternavano l'espressione placida a stridule esclamazioni incomprensibili e sguardi severi, con un filo di ferocia glaciale nelle pupille. Si sono allontanati ad ammirare l'ambiente campestre. Alberi d'ulivo secolari, mandorli, ciiliegi, fiche, molte fiche. Ho un debole per le fiche. E per gli alberi di fiche, foglie ruvide e tronchi fragili. Ce n'è uno che pende sulle mura laterali della casa, ma le fiche non sono ancora mature. Mi sono avvicinato al turpe affarista, che si aggiustava il ciuffo e controllava il telefono.
“Ma qui non c'è campo, non c'è campo cazzo!”. Si agitava. Attendeva la chiamata di un suo amico. Qualche tizio di dubbio gusto, certamene
.
“Senti io non sono più sicuro, la mia proprietà in mano a due orridi crucchi, con la faccia da crucco, i vestiti da crucco, la voce da crucco. Ti sembro uno che vende la sua proprietà ai nazisti? Eh?”.
“Non mi sembra il caso di scherzare...”.
“E chi scherza? Mai stato più serio. Mi fanno spavento quei due vecchietti. magari lo useranno per seppellire cadaveri.”.
“Fai come vuoi, mi hai rotto le palle per un anno, e ora che ti ho trovato qualcuno che paga, ti tiri indietro? Sei da ricovero...”
“Che fretta c'è? E' solo il primo incontro. Magari sono davvero due ricercati nazisti. Priebke! Ecco! Lui somiglia a Priebke! Il mostro delle Fosse Ardeatine, è suo fratello!”.
“Fai come credi, ma entro fine mese arrivano coi soldi. Ce lo hanno il grano i tedeschi!".
Sono ritornati, mi hanno stretto la mano rugosa e se ne sono andati, con l'increscioso impegno di rivederci prestissimo. Pure Luigi se n'è andato.
“Io rimango qui, faccio due passi a piedi, dopo.”.
“Ma sono 4 kilometri.”.
“Lo so, ci sentiamo.”.
Ho fatto un giro per campi, mangiato due albicocche, visto due vispe lucertole da terra, guizzanti e impaurite. Mi sono steso sull'erba e ho fumato una sigaretta. Gli uccelli cantavano instancabili, mi è venuto di prenderli a schioppettate. Poi mi sono ricordato che ripudio le armi, c'è scritto. Osservavo il cielo. Tra le nuvole discrete, ho scorto due buffi nani con la pipa, e un orso polare che si faceva il bidet.
Sono entrato in casa. C'erano ancora i resti dell'ultima volta. Pane duro circondato da formiche di un marroncino trasparente, sottaceti vari, maionese scaduta, una mela avvizzita, bottiglie vuote. In una c'era ancora del vino. Me lo sono scolato a garganella. Aspro e rivoltante. Ottimo. Mi sono steso sul letto. Ho immaginato che tra un po' vi adageranno le loro chiappe smunte e mollicce i due teutonici da ospizio ariano. Hanno un piede nella fossa, ridono e comprano. Io sono un giovine virgulto e vendo, con la faccia da italiano triste che scala l'Alpe d'Huez. Loro canteranno camuffati inni nazisti, mangeranno crauti. Che scempio! Io che avevo grossi progetti per quel posto. Sposarmi, vivere di rendita dedicandomi alla scrittura creativa e snerchiuta. Assieme alla mia giovane sposa, una donna semi-analfabeta e alcolizzata, ma con l'animo artistico ed un culo sensibile. Avremmo vissuto di pastorizia, frutti della terra e amore disinteressato. “Donna facciamo l'amore, perché tra noi non occorre parlare...di te ora voglio esser degno, sarai regina del mio piccolo regno, che per quanto il mio mondo sia piccolo, c'è una luce che parte dal cuore”. Certo, coglione. Cresci, stronzo! che non hai più sedici anni. E smettila con queste canzonette patetiche! Parlo spesso con me stesso.
Prima di vendere devo assolutamente venire a farmi l'ultima chiavata, il prossimo fine pare propizio. Stavo per addormentarmi, quando ho immaginato una fica che mi sibilava dolcissime parole d'amor peccaminoso. Così ho deciso di masturbarmi. L'ho tirato fuori dai pantaloni, c'aveva un'aria afflitta e accaldata, ma la cappella era già gonfia. Ho preso a menarlo con fermezza calma. E me ne sono venuto. Poi m'è preso un po' di avvilimento e ho dormito.

Se qualche lettrice è interessata ad una chiavata rustica prima che venda ai crucchi, mi mandi una mail con curriculum vitae. E in allegato, tre foto: Chiappe, labbra e schiena. Mi ispira la schiena. Da luglio potrei garantire solo un normale appartamento.

Voster-semper-voster

5 commenti:

  1. fiche? da noi si dice le fiore di fico. il fiore diventa femminile e si usa lo stesso termine per dire: ah! che bele fiore. ovvero fiche.
    i fichi poi sono i frutti successivi.
    che galantfrutti per natura!
    prima sempre le signore.
    anche se il bon ton indica che sia il fico ad entrare per primo per appurare che il luogo sia consono alla fica che lo accompagna.
    spero di non essere andata fuori tema.
    buonaserata

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  2. le fiche.. Usano dirlo anche nel sud italia.. io, che sono mezza centralnordestista, dico fichi. Qui tutto è al maschile. Forse è per questo che le donne del sud sono più belle, perchè tutto è votato al femminile. [eke è l'eccezione nordista ovviamente]
    Bei ricordi i casolari abbandonati.. che dati deve contenere il cv?

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  3. centralnordovestista. Scusa, la presenza di eke mi ha emozinata. Ne sono innamorata.

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  4. eridì era da un po' che non me lo dicevi più..
    e sempre così emozionante sentirtelo dire.
    pure io sono innamorata di te.
    che si sappia!

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  5. Ekeka.z.
    Mi gira un pò la testa. qui diciamo "fiche" come frutto. E la pianta viene chiamata "albero di fiche". Inflessione dialettale, che suona molto meglio dell'italiano corretto. Fico è tremendo, in tutti i sensi. Siamo progrediti qui, non credere.
    Erydania.
    ...del centro nord ovest a sud di nessun nordest. Certo, qui tutto è al femminile. E' più gradevole, gentile. Quanto al cv, niente di sofisticato. Nessuna esperienza, ma solo aspettative (e le foto. Chiappe, labbra, schiena).
    A me stesso.
    (si amano?! Niente male. Io sono lesbica in modo inconscio. Vi attendo fremente.)

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Dedicato a chi non lo leggerà mai.